L’incorporazione nel Cotonificio Valle di Susa

Nei primi decenni del ‘900 le molteplici realtà dell’industria cotoniera piemontese sono aggregate in cinque gruppi imprenditoriali riconducibili alle proprietà Wild-Abegg, Leumann, De Planta, Gruber e Remmert, con partecipazioni di capitali stranieri ed istituti bancari. La Manifattura di Rivarolo e San Giorgio nel 1937 viene acquisita dalla Società Anonima Cotonificio Valle di Susa, fondata a Torino nel 1906 dagli imprenditori elvetici August Abegg ed Emilio Wild. Il primo nucleo della società corrisponde alla filatura Wild & Abegg avviata nel 1882 a Borgone di Susa e poi sviluppata nel ventennio successivo a Bussoleno, Sant’Antonino e Torino. Come a Rivarolo, in cui Wild riveste la vicepresidenza del consiglio di amministrazione già nel 1928, dopo alcuni rapporti di partecipazione societaria, entrano progressivamente in proprietà del gruppo Abegg anche la Filatura di Pianezza, il Cotonificio Subalpino di Collegno, lo stabilimento Moncenisio di Susa, i Cotonifici Val di Lanzo, la Manifattura di Cuorgnè, la Filatura di Perosa Argentina.

A partire dal 1947 il piano Marshall favorisce la ripresa del settore tessile, grazie all’ammodernamento dei macchinari e dei processi produttivi: il CVS, con oltre diecimila dipendenti, è l’azienda non meccanica più importante del Piemonte.

In quegli anni entra in consiglio di amministrazione l’imprenditore millanese Giulio Riva. Arrivato ai vertici dell’Unione Manifatture di Parabiago, è noto per i tentativi di espansione in altri gruppi tessili. Stipula un accordo con la famiglia Abegg per rilevare il CVS, diventandone vicepresidente nel 1950 e nominando direttore generale Aldo Camagna, suo uomo di fiducia. Convinto della centralità del tessile nell’economia nazionale, Riva persegue una politica di espansione aggressiva, tra iniziative favorevoli, come l’incremento della rete commerciale, e acquisizioni spregiudicate di aziende ormai in crisi. Soppressi progressivamente i benefici per le maestranze della gestione Abegg, Riva è spesso intransigente rispetto alle rivendicazioni degli operai. Nel 1954, assunta la direzione generale, rigetta le richieste di aumento delle retribuzioni, proporzionali all’incremento della produzione, innescando forti proteste proprio a Rivarolo, dove lo stabilimento conta 2.160 dipendenti.

Dopo un periodo di crisi, a partire dal 1957 il CVS vive una nuova stagione di sviluppo, con esportazioni di filati e la produzione tessile associata alle esigenze della moda. Dallo stabilimento rivarolese partono quotidianamente centomila metri di tessuto. Vengono costruite la nuova tintoria e la nuova centrale termoelettrica, con la ciminiera sopravvissuta sino ai nostri giorni.

Giulio Riva muore improvvisamente nel 1960: il figlio Felice, senza la necessaria preparazione e più preoccupato della vita mondana, si ritrova al vertice del colosso industriale comprendente 24 stabilimenti con 15.000 dipendenti, oltre a società commerciali e finanziarie con interessi anche all’estero.

Nonostante il boom economico sia trainato dagli autoveicoli e dagli elettrodomestici, Felice Riva continua ad ammodernare le linee di produzione, tentando di reperire i capitali necessari tramite investimenti poco prudenti. Nel 1963 si verificano i primi problemi di liquidità del CVS gli istituti bancari si rilevarono sempre più diffidenti a sostenere una gestione che, sotto alcuni aspetti, appariva spregiudicata. Nei bilanci in attivo delle ultime annate sono occultati pesanti debiti. Il mancato pagamento dei salari, l’interruzione delle forniture di materie prime determinarono il blocco della produzione. Il 5 ottobre 1965 il tribunale di Milano dichiara il fallimento del CVS, che conta circa 8.000 dipendenti.

L’azienda passa sotto il controllo della Esercizi Tessili italiani ETI, consorzio costituito da Snia

Viscosa, Chatillon, Fiat e Pirelli, sino al 1971 e successivamente è acquisita da Montefibre che progressivamente  scorpora gli stabilimenti. A Rivarolo vengono separati i reparti di tintoria, finissaggio , confezione e tessitura. Quest’ultimo, sotto la proprietà del gruppo Inghirami dai primi anni ’80, con la denominazione di Cotonificio Vallesusa, rimane in attività sino alla chiusura definitiva nel 2009.